Poltrona Sacco, ZANOTTA

1968. Progettata da Cesare Paolini, Franco Teodoro e Piero Gatti.

1968, anno di cambiamenti, di rivoluzioni. Anno in cui appare per la prima volta il progetto Lolita dell’azienda Zanotta. Una poltrona a sacco che entra a fare parte della storia delle sedute, le fa fare un passo decisione  e radicale, e il tutto tramite l’uso di un materiale povero e in maniera geniale introduce nel mercato un prodotto seriale accessibile eppure straordinariamente alla moda. La prima poltrona a sacco fa il suo ingresso nel mondo, divenendo da subito un vero e proprio oggetto cult del design. A disegnarla e idearla ci pensano tre architetti della città di TORINO: Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro. I tre designer si presentarono all’azienda Zanotta muniti di uno stravagante “sacco” in Pvc, riempito, per i suoi tre quarti, di palline di polistirolo. Lo scopo di questa poltrona è dare un nuovo impulso al mondo del design, creare un prodotto seriale originale, che andasse a stravolgere le consuetudini. Un’idea che si dimostra fin da subito vincente. La poltrona a sacco Lolita viene subito accolta, acclamata tra i vip del design e rimarrà in commercio per moltissimo tempo. Una poltrona dalle caratteristiche inedite, peculiarissime. Non presenta alcun tipo di sostegno, ed è proprio nella sua forma instabile la chiave di volta per l’universo delle sedute. Infatti, proprio la sua non rigidità gli permette di essere pronta ad adattarsi alla posizione di chi la usa, assumendo diversi aspetti a seconda di colui che siede, e nello stesso tempo dimostrandosi un oggetto esteticamente versatile, sempre rinnovabile, moderno, unico. Era la prima volta che una poltrona si presentava senza struttura programmata. Con Lolita era l’uomo, il cliente a scegliere dove direzionare la poltrona, come impostarla, come modificarla ogni volta a seconda delle sue esigenze. La libertà del soggetto vinceva sugli schemi prefissati. Era una poltrona degna di quegli anni, in cui si lottava contro una tradizione che sembrava non riuscire a rispondere ai bisogni dell’uomo, e tutti si arrabattavano a trovare ciò che più istintivamente potesse fare felici, almeno momentaneamente. Lolita era segno, nel suo piccolo, di una svolta che incombeva nella società. Passivo elemento da manipolare, essa seguiva i volumi e i movimenti del corpo senza nessuna imposizione, senza costringere ad una posizione prefissata, classica. Assecondando le varie posture e adattandosi perfettamente ai diversi corpi e alle differenti proporzioni, si distingueva dalle sedute precedenti, ed andava a sviluppare anche nel design un nuovo ruolo che veniva dato al pubblico acquirente. Da adesso in poi spettava a lui la decisione finale, la conclusione dell’oggetto. Al cliente veniva data l’ultima parola. E’ stava proprio nel suo potere decisionale il cuore della novità. Nel 1972 viene esposta al MoMa di NewYork e in seguito in numerosi musei internazionali che l’hanno inserita nella loro collezione permanente d’arte contemporanea o applicata. Oltre al MoMa, il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museo del Design alla Triennale di Milano. La poltrona sacco di Zanotta, inoltre, rimane un ricordo e una testimonianza ancora oggi dell’arte e della cultura pop. Entrata anche nella storia del cinema con il mitico Fantozzi, è stata realizzata in materiali assolutamente eterogenei: jeans,  pelle vera, plastica. Tantissime anche le decorazioni e le tonalità adoperate. Una poltrona a sacco assolutamente adeguata al nome che porta, simbolo di un’epoca irriverente, provocante, ma densa di fascino.