1951. Charles & Ray Eames
Realizzata attraverso l’ausilio di filo di acciaio saldato. La ricerca continua di Eames sull’utilizzo di nuove tecnologie e nuovi materiali tecnologici lo portò ad avvicinarsi al mondo dell’acciaio; tuttavia non optò mai per quell’accento di totale continuità che contrassegnava i mobili organici e razionalisti e scelse di caratterizzare le proprie sedie e poltrone con una netta distinzione delle parti costituenti: la seduta, lo schienale e il poggiatesta. Lo scopo era quello di presentare ogni modello con un sapiente equilibrio di continuità e discontinuità.
Così, anche quando sedile e schienale erano fusi in un unico pezzo, era possibile creare comunque una differenziazione tra la struttura di sostegno, rappresentata da un reticolo di sottili tiranti di acciaio e l’avvolgente scocca. Nel caso del celebre modello Wire Chair, tutto in metallo, con scocca e piedi caratterizzati entrambi da una maglia reticolare, Eames preferì introdurre una nota di discontinuità mediante il disegno dell’imbottitura.
CHARLES & RAY EAMES
Amavano il loro lavoro, che era una combinazione di arte e scienza, design e architettura, processo e prodotto, stile e funzione. “I dettagli non sono dettagli”, diceva Charles Eames. “Creano il prodotto”. Risolutore di problemi che incoraggiava la sperimentazione tra il suo staff, Charles Eames una volta disse che il suo sogno era “vedere le persone lavorare a progetti inutili, poiché è da questi che germogliano nuove idee”. Le loro idee si sono evolute nel corso del tempo, non nello spazio di una notte. Come Charles Eames notò in merito allo sviluppo delle sedie in compensato modellato: “Sì, è stato un guizzo di genio. Un guizzo durato 30 anni”. Con loro due, una cosa sembrava sempre condurre a un’altra. Il loro lavoro rivoluzionario con il compensato modellato ha portato all’innovativo lavoro delle sedute in fibra di vetro modellata. Un concorso di una rivista portò alla loro casa estremamente innovativa “Case Study”. L’amore per la fotografia li condusse alla filmografia, compresa una straordinaria presentazione su sette schermi all’esposizione mondiale di Mosca nel 1959, in una cupola progettata dal loro amico e collega Buckminster Fuller. Un critico di design, una volta, ha detto che questa coppia straordinaria “voleva semplicemente rendere il mondo un posto migliore”. Ci sono riusciti. Lo hanno anche reso molto più interessante.