1953. Progetto di Jean Prouvè per Vitra

Jean Prouvé progettò il Compas Direction Vitra in vari modelli attorno al 1953 applicando i principi di costruzione per i quali è noto. Tutti i modelli della scrivania Compas Direction Vitra presentano sottili gambe in metallo, elegantemente divaricate, la cui forma ricorda le aste di un compasso – in francese “le compas”. I top in legno massello oliato dell’attuale produzione, unitamente alla verniciatura a polvere del basamento, conferiscono al Compas Direction Vitra un tocco di unicità.
Il desk da lavoro Compas Direction Vitra è un pezzo senza tempo: agile e moderno fin dalla sua progettazione, allegro e funzionale, assolutamente elegante.

MATERIALI:

Top: legno massello oliato; rovere naturale, rovere fumé o noce americano.

Basamento: lamiera d‘acciaio sagomata, verniciata a polvere.

 


 

JEAN PROUVE’

Jean Prouvé (1901-1984) è stato una figura trasversale nell’architettura del secolo scorso, importante cioè non solo per la pioneristica opera nella prefabbricazione metallica ma anche e soprattutto per il ruolo di consulente e collaboratore svolto per alcuni protagonisti indiscussi – come Le Corbusier, Marcel Lods ed Eugène Beaudoin, Charlotte Perriand, Yona Friedman e Georges Candilis – oltre che per la sua libera docenza al parigino Conservatoire des arts et métiers a cavallo del 1968. Prouvé non era laureato né in architettura né in ingegneria, fatto che non mancava di rimarcare con un certo orgoglio, basta leggere l’incipit di quel piccolo capolavoro di mito-biografia che è Jean Prouvé par lui même: “Non sono che un operaio. In fondo sono partito da lì e penso che tutto ciò che ho fatto nella vita, l’ho fatto molto semplicemente, senza pormi interrogativi profondi”.

E’ stato proprio il suo opposto caratteriale, Le Corbusier, il principale termine di paragone per gran parte della lunga carriera di Prouvé, dal comune ingresso nel 1929 nella Union des artistes modernes fino alla lunghissima collaborazione specie per gli arredi dei suoi progetti al fianco della Perriand e soprattutto di Pierre Jeanneret – cugino e socio di studio di Corbusier – con cui lo scambio intellettuale e tecnico fu assai proficuo grazie anche alla comune militanza nella Resistenza:“Pierre amava il metallo e la tecnica dell’alluminio metallico che aveva mutuato da Jean. Al quale diede in cambio il gusto per il legno, l’apporto di un architetto sensibile alle strutture, all’arredamento, all’ambiente, all’armonia dell’insieme’”. Prouvè era un “tecnico” innanzitutto, che si è misurato con l’applicazione della saldatura e l’utilizzo della lamiera di metallo impiegata per infissi, architetture, mobili e sedie. Queste ultime caratterizzate da una struttura cava, di cui la capostipite, con innumerevoli varianti migliorative, è la Chaise Standard. Un grande sperimentatore e convinto assertore dell’industrializzazione, lui stesso imprenditore a capo di una fabbrica modello di Nancy guidata dal 1945 al 1956, Seguin ha sottolineato soprattutto il contribuito dato alla ricostruzione e all’urbanizzazione della Francia nel secondo Dopoguerra, pur se con vicende alterne. Contributo sostenuto dalla progettazione di case prefabbricate,  facili da montare, smontare e trasportare, economiche e adattabili a diversi climi. Esempio ne è la Maison Metropole. Una casa di alluminio di 8 x 12 metri, vincitrice nel 1949 di un concorso del Ministero dell’Istruzione. Nel 1971, Jean Prouvé è stato il presidente della giuria per la progettazione del ‘Centre Pompidou’ di Parigi. Ha giocato un ruolo molto importante per la scelta del progetto vincitore da Richard Rogers e Renzo Piano. I mobili in metallo di Jean Prouvé sono stati prodotti copiosamente per ogni studio e laboratorio. Lo stile si distingue dai mobili in acciaio ‘Bauhaus’ del tempo, dal suo rifiuto della tecnica del tubo d’acciaio. Prouvé aveva più fede nella durabilità e l’uso di lamiere formate a freddo, “piegate, pressate e saldate a sezione scatolare”. I suoi disegni parlano di una filosofia di lavoro che comprende la conoscenza dei materiali a portata di mano, un impegno di collaborazione tra artisti e artigiani, una attenzione alla evoluzione e lo sviluppo tecnico, secondo “il principio di non rimandare le decisioni in modo da non perdere la spinta né indulgere in previsioni non realistiche “. Prouvé era influente nello sviluppo del concetto di ‘architettura nomade’, paragonando una sedia a una casa, progettava avendo in mente la portabilità. Morì a Nancy nel 1984.